Voci rassegnate dalla "zona rossa virus" di Vo' in Veneto
"La prima vittima qui
ora andiamo avanti"
VALENTINA SAINI DA VO' EUGANEO
La nostra maggiore preoccupazione è quanto durerà questa quarantena, e i danni economici che comporterà - dice al telefono Alessio Turetta, consigliere comunale di Vo’ -. Chi ha un’attività qui ne sta risentendo, è inevitabile. Bar e ristoranti sono chiusi da una settimana, lo stesso vale per i negozi, fatti salvi quelli per l’acquisto di beni di prima necessità".
Vo’ è un paesino di circa 3mila anime a una settantina di chilometri da Venezia, ai piedi dei boscosi Colli Euganei. Un paese di campagna: aziende agricole, cantine vinicole, ristoranti e trattorie. Il suo nome è sui giornali di tutto il mondo da una decina di giorni, quando è stata annunciata la prima vittima di coronavirus in Italia: Adriano Trevisan, 78 anni, originario di Vo’. E infatti il paesino è uno dei due epicentri della crisi italiana di coronavirus, e uno degli undici comuni fra Veneto e Lombardia sottoposti, da lunedì, a quarantena. Qui c’è, secondo le autorità italiane, "un cluster di infezione"; a oggi i cittadini di Vo’ positivi al coronavirus sarebbero oltre 30.
L’accesso al paese è impedito da una serie di posti di blocco. Nessuno può entrare né uscire senza autorizzazione. La cosa durerà almeno una settimana ancora. Una bella sfida per gli abitanti di Vo’. Perché la vita deve andare avanti: i rifiuti vanno raccolti, il supermercato rifornito. "Lavoriamo senza sosta qui in Comune - continua Turetta -; oggi la situazione è più chiara, abbiamo risolto molti problemi". Come per i suoi concittadini, anche per il sindaco di Vo’, il farmacista Giuliano Martini, l’emergenza è stata un fulmine a ciel sereno. "Mai avrei immaginato che il virus avrebbe potuto attecchire qui", ha dichiarato ai media italiani.
A Vo’ ci si divide tra rassegnazione e fastidio per le misure di contenimento. Il Caffè ha sentito vari abitanti, e prevale comunque lo stoicismo (oltre a una certa irritazione verso i media). Nei dintorni, invece, inizia a crescere la preoccupazione. "L’ordinanza comunale non prevedeva che chiudessimo anche qui - spiega al Caffè Loretta Bressan, titolare di una trattoria a Cinto Euganeo, 14 km da Vo’ -. Ma se arriveranno restrizioni anche per noi le rispetteremo. D’altra parte sa, lavorando a contatto con la gente, sono un po’ preoccupata per questo virus".
A Vicenza, elegante città patrimonio dell’Unesco a una trentina di chilometri da Vo’, c’è parecchia inquietudine. Qui le misure di contenimento si limitano alla chiusura di scuole, cinema, teatri e discoteche, e alla sospensione degli eventi pubblici (comprese le cerimonie religiose). Ma nei supermercati gli scaffali a inizio settimana hanno iniziato a svuotarsi. All’uscita si vedono persone, soprattutto anziane, spingere carrelli traboccanti di cartoni di latte, acqua minerale, pacchi di pasta, olio e detersivo. "Abbiamo molto più lavoro del solito" conferma la cassiera di un supermercato del centro. Al contrario di Sara, che lavora in una caffetteria e ha notato "un fortissimo calo, nonostante il Carnevale. La gente preferisce stare all’aperto". Una pensionata si sfoga: "Dovevo andare al funerale di un’amica, ma si sono limitati a benedire la salma e cremarla. Né messa né funerale, una vergogna".
Iniziano a circolare anche teorie del complotto. Per Paola, pensionata che attraversa la centrale piazza dei Signori, il coronavirus "è un’arma. Altrimenti perché starebbe colpendo l’Italia, la Corea del Sud e l’Iran, e non altri Paesi?" dice continuando a camminare, la sciarpa sollevata a coprire naso e bocca.
Con un cartello appeso alla porta, una farmacia del centro chiede ai clienti di entrare solo tre alla volta. "Il rischio di germi è maggiore negli assembramenti - spiega il dottor Antonio Romanato, 65 anni - ci sembra una misura di buon senso, e la gente la sta accettando di buon grado. Vedo molta preoccupazione nelle persone, abbiamo esaurito mascherine e disinfettanti. Sicuramente il virus è molto contagioso, e capisco che l’escalation nel numero dei casi possa spaventare, però è poco più di un’influenza. Infatti i decessi sono stati tutti tra anziani e persone già debilitate fisicamente".
01.03.2020