Le alternative al franco non convincono gli esperti
Monete locali in città
'ma sono solo palliativi'
ANDREA BERTAGNI
Una tira l’altra. Come le ciliegie. Sono le monete. Quelle locali. Dai nomi strani. "L’Abeille". "Farinet". "Dragon". Solo per citarne alcune. Vengono inventate di sana pianta dalle città svizzere per rivitalizzare il commercio. "In realtà si tratta di forme di pagamento nate in seguito alla crisi del 2008 - spiega Sergio Rossi, professore di macroeconomia e di economia monetaria all’università di Friborgo -, in questo senso sono sintomatiche delle difficoltà economiche delle persone e delle piccole e medie imprese".
Se l’economia non gira, ecco dunque spuntare le "carte di credito" cittadine. Ricaricabili e riutilizzabili. L’ultima nata è proprio L’Abeille, dal prossimo autunno a La Chaux-de-Fonds. Grazie a un investimento di 100mila franchi del Municipio. Coivolte una sessantina di aziende locali. Dai cinema ai negozi di abbiglimento, dai musei ai chioschi. L’Abeille sarà accettata un po’ dappertutto. Ad eccezione dei grandi gruppi come Migros, Coop, Lidl. "Le banche hanno chiuso i rubinetti - prosegue Rossi - e le comunità cercano nuove soluzioni per rilanciarsi e sopravvivere. A tutti gli effetti si tratta di un tentativo da disperati".
Un tentativo senza confini geografici. In Italia, in Sardegna, è nato il "Sardex", in Liguria la "palanca di Genova", in Toscana la "Promessa di Pisa". Fino agli Scec di Napoli. In Francia, a Nantes, dovrebbe decollare il "bonùs". In Borgogna c’è "la Pive". Ma anche la Svizzera non sta a guardare. Oltre alla già citata "L’Abeille" di La Chaux-de-Fonds, esistono il "Farinet" in Vallese, il "Léman" nella regione di Losanna-Ginevra, la "Grue" nel Saanenland bernese, il "Dragon" a Friborgo (dal 2020), il "Netzbon" a Basilea, l’"Eulachtaler" nella regione di Winterthur, il "Vorwärts Beo" nell’Oberland bernese, l’"Épi", nel Gros-de-Vaud e ai piedi del Giura vodese.
Finora la mania della moneta locale non ha però contagiato il Ticino. Anche se a Mendrisio si è parlato del "Ndrisiome". Senza però niente di concreto. "Invece credo che questo sistema possa trovare una realizzazione anche nel nostro cantone - sottolinea Rossi -, in fondo siamo di fronte a una forma di sostegno per il rilancio delle comunità. Le persone stanno sprofondando sempre di più nell’aiuto sociale, ben vengano queste forme di credito reciproco bilaterali".
Di sicuro "L’Abeille" e le sue compagne non sono da confondere nella forma con le criptovalute. Come il "Ticinocoin", la moneta elettronica ticinese che si basa sulla stessa tecnologia della moneta virtuale più famosa, il bitcoin. Le prime sono cartacee. Le seconde digitali e utilizzano la tecnologia blockchain. Anche se con il "Ticinocoin" si vuole comunque promuovere l’economia locale, favorendo gli acquisti tra i produttori e stimolando gli scambi.
Tornando alle monete locali, per Angelo Geninazzi, economista e sindaco di Melide, "forse le monete locali possono anche avere senso ma ritengo siano dei palliativi, meglio puntare su progetti a lungo termine". Geninazzi fa degli esempi. "A Melide, grazie all’installazione delle stazioni di ricarica delle auto elettriche Tesla l’anno scorso si sono fermate 30mila persone, il 66% delle quali hanno mangiato e bevuto in paese per la felicità di ristoratori e negozianti". E siccome i commerci soffrono, è un dato di fatto, ogni tentativo va bene per riportare un po’ di ossigeno. "In questo senso meglio una ‘l’Abeille che niente - afferma Geninazzi -, ma a lungo termine servono capacità di attrarre e diventare concorrenti per riuscire a ridare fiato al commercio". Si spiega così un altro progetto citato dal sindaco di Melide. "Con il musical ‘Titanic’ siamo riusciti a portare sul ponte diga migliaia di persone. La concorrenza si vince solo con progetti che hanno un’importante impronta economica esclusiva".
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01.09.2019